Interruzione volontaria di gravidanza (IVG): online un corso FAD ECM

18 Apr. 2024

di Redazione
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Salute
Diritti
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Lo scorso 11 aprile, in una risoluzione non vincolante approvata con 336 voti favorevoli, 163 contrari e 39 astensioni, il Parlamento europeo si è dichiarato a favore dell’inserimento del diritto all’aborto nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea. Seppur simbolico – l’introduzione del diritto nella Carta richiederebbe infatti l’appoggio di tutti i 27 Stati membri – il voto esprime l’interesse di molti Paesi a depenalizzare completamente questa pratica rimuovendo gli ostacoli che ancora la attorniano.
In questo la Francia ha fatto da apripista anticipando i tempi e divenendo il primo Paese a sancire il diritto all’aborto nella propria Costituzione lo scorso 4 marzo.
Il voto europeo però è stato anche l’occasione per esortare Paesi come Malta e la Polonia ad abrogare leggi e altre misure che ancora oggi impongono limitazioni a quello che è effettivamente un diritto della donna. Riguardo all’Italia, il Parlamento europeo ha sottolineato come l’accesso all’aborto stia subendo erosioni e in molte regioni sia di fatto negato dai medici, e in alcuni casi da intere istituzioni, sulla base di una clausola di “coscienza”.

I dati ci dicono che le interruzioni volontarie di gravidanza (IVG) in Italia sono sempre di meno. Secondo quanto riportato nell’ultima relazione del Ministero della salute si è passati da 234.801 IVG registrate nel 1983 a 63.653 IVG nel 2021, il dato è tra i più bassi a livello internazionale.
L’IVG in Italia è regolamentata dalla legge 194 del 1978, che prevede (Articolo 4) l’intervento nelle “circostanze per le quali la prosecuzione della gravidanza, il parto o la maternità comporterebbero un serio pericolo per la (…) salute fisica o psichica” della donna.
Nei primi 90 giorni di gravidanza la scelta di interrompere la gravidanza (Articolo 5) è affidata in prima persona alla donna, la quale può accedere alla procedura solo dopo un colloquio con un medico. Questi dovrà rilasciarle un certificato, nel caso in cui ravvisi l’esistenza di condizioni per le quali si debba intervenire con urgenza; qualora il medico non ritenga urgente l’intervento, rilascerà alla donna un documento che prevede un “periodo di riflessione” di sette giorni, trascorsi i quali, la donna potrà rivolgersi a una delle strutture autorizzate per effettuare l’IVG.
Il colloquio con il medico è quindi un passaggio molto importante per informare la donna sui diversi metodi disponibili e permetterle di fare una scelta pienamente consapevole evitando atteggiamenti stigmatizzanti o giudicanti e fornendo informazioni sulla sicurezza e sull’efficacia delle procedure, sugli effetti collaterali e sui rischi e le complicazioni dei diversi metodi.

Al riguardo il Reparto Salute della Donna e dell’Età Evolutiva del Centro Nazionale di Prevenzione e Promozione della Salute (CNaPPS) dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS), ha realizzato un corso FAD gratuito sul tema. Il corso,  “Interventi per il miglioramento della qualità dei dati, dell’offerta e dell’appropriatezza delle procedure di esecuzione e della divulgazione delle informazioni sull’interruzione volontaria di gravidanza”, disponibile sulla piattaforma SAEPE, si rivolge a quei professionisti chiamati ad assistere le donne che intendono accedere al percorso IVG (medici, ostetriche, infermieri, psicologi). Per saperne di più clicca qui sotto.