Giornata Mondiale dell’Ambiente: un’occasione per riparlare di prevenzione
Il 5 giugno è la Giornata Mondiale dell’Ambiente. Un’occasione per ricordare l’importanza fondamentale della prevenzione, che passa attraverso le progettazione adeguata delle infrastrutture, la gestione dei suoli, ma anche la diffusione di una cultura e informazione diffusa, che coinvolga i cittadini. Riproponiamo un recente articolo di Luca Carra pubblicato su Scienza in rete nell’anniversario della disastrosa alluvione in Emilia Romagna.
Crediti immagine: realizzata con DALL-E
“Dopo l’alluvione dell’Emilia Romagna va ripensato tutto”. Così è intitolato l’articolo di Luca Carra pubblicato su Scienza in rete in occasione dell’anniversario dell’alluvione in Emilia Romagna.
Riproponiamo l’articolo, in occasione della Giornata Mondiale dell’Ambiente, perché offre una serie di spunti di riflessione su come agire in futuro per prevenire quanto più possibile il ripetersi di eventi disastrosi.
D’ora in poi deve essere chiaro che questi eventi estremi non saranno evitabili. Si dovrà imparare a conviverci preparandosi meglio, e soprattutto mettendo in atto misure più radicali e adatte al cambiamento climatico in atto, come ridare spazio ai fiumi, allontanando case e stabilimenti dal loro alveo, e applicare soluzioni “basate sulla natura”.
L’impatto dell’alluvione sarebbe stato meno devastante se non si fossero verificate alcune coincidenze: da un lato le piogge intense in pianura, ma ancora più intense nelle zone collinari e montuose; dall’altro le frane – ben 80.000 secondo gli ultimi conti, fra grandi e piccole; infine il mare con onde molto alte nei giorni del 16 e 17 maggio che ha ostacolato il deflusso delle acque. Tutto questo si è abbattuto su un territorio caratterizzato da molte fragilità: alcune note, come l’altissimo consumo di suolo in Emilia Romagna, altre meno, come l’avanzamento dei boschi in montagna e collina, che, se i boschi non sono gestiti bene, rappresenta un fattore di rischio, perché si accumula materiale che contribuisce a peggiorare l’effetto di frane e smottamenti.
Si è trattato dunque di un insieme di fattori a causare un evento alla fine devastante. Anche questo evidenzia quanto per una corretta prevenzione sia cruciale una gestione integrata e consapevole di tutto il territorio.
Come per tutti gli eventi estremi, i danni provocati dalle alluvioni non dipendono solo dalla quantità d’acqua che cade, ma anche dalla nostra capacità di risposta, in ultima analisi dalla nostra capacità di governo e di preparazione della popolazione a mettersi al riparo.
Come afferma Luca Carra nell’articolo: “I cambiamenti climatici e gli eventi sempre più estremi che ne conseguono impongono forme di monitoraggio del territorio molto più ambiziose. Idealmente sarebbe importante realizzare per esempio un “gemello digitale idrogeologico” della regione, da far girare sui supercomputer presenti per esempio nei poli di calcolo di Bologna, in modo da prevedere con precisione molto maggiore del passato gli effetti degli eventi meteo. Una risorsa di questo genere sarebbe utile anche per studiare le interazioni fra la rete dei canali di bonifica della regione e gli eventi alluvionali, e gestirla al meglio in caso di nuove alluvioni.
Ma non si tratta solo di migliorare i sistemi di monitoraggio idrometeorologico. Gli esperti non si nascondono che per prevenire disastri futuri bisognerà metter mano anche a una pianificazione diversa di città e campagne: costruire di meno, risparmiare suolo, soprattutto lasciare mobilità agli alvei dei fiumi, dove possibile arretrando, anziché alzando argini già pericolosamente pensili. E, dove le condizioni lo consentono, realizzare casse di espansione in pianura per dare sfogo alle piene. Ma serve anche una paziente opera di rammendo ecologico, da monte a valle. E servirebbe anche una pianificazione territoriale con una forte regia pubblica.”
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