Gestazione per altre persone: si deve affrontare la realtà di nuovi modi di essere genitori
Un documento ecclesiastico dell’8 aprile boccia nettamente la Gestazione per altre persone (GPA) e ripropone la sua definizione come “reato universale”. Ma la questione è molto più complessa e presenta sfumature non liquidabili con prese di posizione che negano i nuovi modi di essere genitori. E riguarda anche il diritto all’autodeterminazione.
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Gestazione per altre persone, o GPA: l’8 aprile scorso il Dicastero per la dottrina della fede ha pubblicato la dichiarazione Dignitas Infinita, che tra i molti “no” sui temi dell’autodeterminazione (suicidio assistito ed eutanasia, cambio di sesso e disforia di genere – presentata solo come “teoria gender” – e, naturalmente, aborto) contiene anche una netta condanna di questa pratica; anzi, il papa in persona ha invitato a dichiararla reato universale.
Che questo sia tecnicamente impossibile, dal punto di vista giuridico, lo abbiamo già visto.
Ma il punto non è solo questo. Il punto è che ancora una volta ci si riferisca alla sola versione cosiddetta “in affitto”, ovvero a pagamento, ignorando le esperienze di un progetto solidale che sono ormai di tante persone: gestanti, genitori e figli e figlie. Non si vuole – sembra – affrontare la realtà dei nuovi modi per essere genitori.
Quando esiste un abuso e una coercizione, vanno sempre condannati e impediti, ma perché negare a priori la possibilità che una donna possa scegliere liberamente?
Perché sottrarre alla società civile la possibilità di confrontarsi sui nuovi modelli di genitorialità resi possibili dall’evolvere delle tecniche di riproduzione medicalmente assistita, cui anche la GPA appartiene?
Per le donne che sono nell’impossibilità di condurre una gravidanza, l’unico modo di trasmettere la vita è attraverso la GPA: e questo si accompagna alla crisi del modello classico di una maternità solo genetica e gestazionale, mentre si vanno definendo nuovi paradigmi per nuovi progetti genitoriali, che portano alla luce anche la necessità di rinnovare le definizioni legali, a difesa dei diritti di tutti.
Questo può fare paura, anche perché riafferma prepotente il discorso dell’autodeterminazione della donna e più in generale di tutte le persone.
Storicamente, quando si è scelta la linea del proibizionismo, si sono costruite le condizioni per la diseguaglianza e l’illegalità, aprendo nei fatti le porte per raggiungere il proprio obiettivo solo a chi se lo può permettere: che sia un figlio o una figlia, un aborto o la scelta consapevole di porre fine alla propria esistenza.
In questo senso, la dichiarazione Dignitas infinita e la richiesta del papa di proclamare reato universale la gravidanza per altre persone esprimono posizioni che ignorano volutamente la realtà contemporanea. Come i cardinali del Galileo di Brecht, si rifiutano di guardare nel telescopio.